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Influencer e Short Content:
La Nuova Mecca dei Brand?

influencer e short content

Cosa rappresenta il binomio “influencer e short content” nel panorama digital di oggi?

Abbiamo già avuto modo di parlare su queste pagine dell’avvento degli “short content”.

I contenuti video brevi sono ormai un formato estremamente diffuso e sedimentato che, sviluppandosi inizialmente su TikTok, ha poi finito per conquistare anche social come Instagram, Facebook e YouTube.

Insomma, al giorno d’oggi è raro essere sui social senza imbattersi in contenuti pensati dal principio con una durata estremamente ridotta.

Ma quali sono le dinamiche che regolano questo tipo di contenuto?

Come si rapportano gli influencer “professionisti” con un formato del genere?

E qual è la posizione che le aziende dovrebbero adottare verso i contenuti brevi?

Ha più senso abbracciare la “novità” o, al contrario, conviene tirare dritto, nell’attesa che questa moda finisca?

All’interno di questo articolo faremo chiarezza attorno alla questione, esaminando diversi aspetti e valutando limiti e benefici di un’adozione aziendale di questo tipo di contenuti.

Buona lettura!  

Perché il Pubblico Sceglie il Formato Breve?

La grande popolarità dei contenuti brevi è ormai evidente su quasi tutte le piattaforme, ma l’origine del tutto è attribuibile a TikTok… perlomeno se si parla di contenuti video.

La piattaforma cinese ha infatti il merito di aver intercettato un’esigenza specifica del pubblico, specialmente quello più giovane.

In un mondo frenetico e sempre più ricco di input, occorreva realizzare qualcosa che andasse di pari passo con la velocità moderna, sintonizzandosi sulle medesime frequenze d’uso a cui la società di oggi sottopone ognuno di noi.

Per queste ragioni, il formato breve è stato in grado fin da subito di incontrare il favore del pubblico, partendo inizialmente da quello più giovane e diventando infine il fenomeno universale che conosciamo oggi.

Cosa Rende Attraente Questo Formato?

Per ovvie ragioni, i contenuti brevi hanno un “attrito” estremamente ridotto rispetto ad un classico video lungo, cosa che li rende perfetti per essere consumati all’istante, in rapida successione ed in grandi quantità.

PER APPROFONDIRE: Short Content: Sono Davvero il Futuro?

Utilizzando il formato verticale, sono perfetti per i dispositivi mobile e possono essere guardati o ascoltati in movimento.

Se teniamo conto di queste caratteristiche e della tanto chiacchierata soglia d’attenzione, ormai sempre più bassa, non è difficile individuare i motivi che hanno reso così celebre e popolare questo tipo di formato.  

40 secondi di video e oltre 250.000k views per un contenuto di per sé semplicissimo.

Short Content: Futuro o Moda Passeggera?

Nonostante la loro popolarità, permane una certa reticenza da parte delle aziende all’adozione di questo formato.

Come mai avviene questo?
Perché alcune aziende rinnegano l’efficacia di influencer e short content?

I motivi dietro a questa frizione sono diversi ma possono essere riassunti con un’unica frase, ripetuta spesso da alcuni imprenditori:

“il formato breve non si adatta alle necessità aziendali.”

Un’obiezione del genere è assolutamente legittima ed in molti casi anche vera.

Del resto, come si può comprimere un modello comunicativo “tradizionale” e cioè studiato per occupare lassi di tempo medio-lunghi all’interno di un minutaggio infinitesimale rispetto al materiale di partenza?

Semplicemente, non è possibile… sempre che si voglia preservare la potenza comunicativa del messaggio d’origine.  

Ciò che davvero occorre è, tuttavia, un cambio di paradigma.

Una presa di coscienza che gli short content non sono un nuovo modo per fare cose vecchie, ma uno strumento diverso che, per forza di cose, necessita di un approccio altrettanto diverso.

Per certi versi, i contenuti brevi rappresentano un linguaggio nuovo e come tale deve essere compreso prima di poter essere utilizzato con efficacia. 

Barricarsi dietro una “non adattabilità” del proprio messaggio, infatti, equivale a rimanere indietro in un mondo in costante evoluzione, dove spesso è il contenuto che deve adattarsi allo strumento e non viceversa.

Purtroppo o per fortuna, le aziende non sono svincolate dalle normali regole che regolano i “trend” ed i meccanismi algoritmici delle piattaforme.

Infatti, al di là di quello che si può pensare in merito, abbiamo già superato un punto di non ritorno.

Gli utenti sono ormai abituati a questo tipo di formato e, sebbene sia sempre possibile (e anzi consigliato) un affiancamento tra short e long content, è alquanto improbabile assistere ad un’inversione totale di tendenza, che faccia finire nel “dimenticatoio delle mode passante” i contenuti brevi.

In altre parole, gli short content sono qui per restare.

“Short Influencer” al Servizio dei Brand

Nonostante la diffidenza, dal punto di vista aziendale i contenuti brevi rappresentano un’opportunità enorme e per larga parte ancora inesplorata.

Indipendentemente dal modo in cui si vuole impostare la propria comunicazione, sfruttare il rapporto che esiste tra influencer e short content può essere oltremodo redditizio per un brand, a patto che venga fatto nella maniera corretta.

Al giorno d’oggi non è raro vedere influencer che decidono di costruire la propria immagine unicamente attorno alla formula dei contenuti brevi, abbandonando (quasi o del tutto) i modelli comunicativi tradizionalmente più lunghi.

Sebbene questa sia una scelta sicuramente drastica (e probabilmente poco sensata per la gran parte dei brand, che possono sfruttare con grande efficacia un approccio ibrido), imparare a riconoscere e sfruttare l’enorme potenziale intrinseco nei creator focalizzati sugli short content è una capacità che diverrà sempre più necessaria in futuro.

Come già anticipato, però, deve cambiare il linguaggio con cui influencer e brand si rapportano.

Gli short content funzionano perché, a parità di tempo dedicato alla visione, un utente viene esposto a molti più messaggi (di marketing o meno) di quanto non accada con un contenuto lungo.

Ad esempio, un unico video informativo di stampo “classico” presente su Youtube e della durata di 10 minuti, equivale a 10/15/20 contenuti short… e potenzialmente ad altrettante opportunità di promozione del proprio brand.

Di conseguenza, scegliere volontariamente di non sfruttare il potenziale che esiste tra influencer e short content equivale al rinunciare ad uno strumento preziosissimo, consegnandone l’efficacia ai propri competitor.

Conclusioni

La formula degli short content è sicuramente un’arma estremamente efficace per raggiungere i propri obiettivi (monetari o numerici che siano).

Il loro utilizzo deve però essere incastonato all’interno di una strategia pensata per poterli sfruttare con altri strumenti a loro complementari.

La semplice riduzione del minutaggio dei contenuti, infatti, non è sufficiente per sedimentare un pubblico e spingerlo ad un’operazione di conversione o ad un attaccamento con il brand/creator di riferimento.

Al contrario, “rosicchiare” i propri format per costringerli ad una confezione sottodosata rispetto all’ambiente nel quale sono nati, rischia di ottenere l’effetto contrario.

Il rischio è quello di veder vanificati i propri sforzi o, peggio, di avere un ritorno di fiamma addirittura dannoso per la propria immagine.

Se stai pensando di avviare una campagna marketing per te o la tua azienda che possa sfruttare al meglio le potenzialità degli short content all’interno di una strategia ad hoc, considera di affidare a noi la promozione del tuo prodotto/servizio.

Eseguiremo un’adeguata pianificazione e, dopo aver stabilito la strategia migliore per raggiungere i tuoi obiettivi, metteremo al tuo servizio i nostri creator migliori.

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